La meritocrazia nel lavoro
Parlare di meritocrazia nel lavoro in Italia è un tema scottante. E’ un argomento che se affrontato rischia di accendere discussioni, o di far cadere in stereotipi banali. E preferibilmente viene spesso evitato del tutto per questa ragione.
Quanto conta la meritocrazia nel lavoro?
Eppure parlare di meritocrazia, anche in Italia, si può e si deve, soprattutto all’interno dell’azienda. Perché questo concetto, più pratico che ideale, porta con sé crescita e produttività, ed un benessere diffuso che giova all’efficienza.
Per fuggire il rischio di discorsi convenzionali si può partire a riflettere dall’origine del termine, che non è così scontato.
Cosa si intende per meritocrazia?
Per meritocrazia, anche in Italia, s’intende una forma di governo in cui tutte le cariche pubbliche e amministrative sono affidate secondo criteri di merito. In generale si estende la definizione a qualsiasi ruolo o professione che preveda una responsabilità nei confronti degli altri.
Nella scelte dell’affidamento delle cariche in meritocrazia sono quindi esclusi dalla valutazione determinati parametri, come l’appartenenza a:
- specifiche lobby
- caste economiche
- conoscenze familiari
- legami personali
Questo uso positivo del termine in realtà è recente. Fu il sociologo inglese Michael Young, nel 1958, a usarla per la prima volta nel suo libro “The Rise of Meritocracy”, ma in senso negativo.
Oggi invece l’accezione del vocabolo è positiva. Ce lo conferma la Treccani, l’enciclopedia italiana, che definisce la meritocrazia così:
“Concezione della società in base alla quale le responsabilità direttive, e specialmente le cariche pubbliche, dovrebbero essere affidate ai più meritevoli, ossia a coloro che mostrano di possedere in maggiore misura intelligenza e capacità naturali, oltreché impegnarsi e riuscire produttivi nello studio e nel lavoro”.
Cosa si intende per meritocrazia nel lavoro?
Per capire la difficoltà nell’affrontare il tema in modo uniforme basta fare un piccolo esercizio. Immaginate di entrare in un’azienda e di chiedere a tutte le risorse umane di fornire una definizione “pratica” del termine meritocrazia applicata ad una realtà aziendale. Sicuramente avrete una risposta diversa da ogni persona interpellata.
Ognuno infatti ha una propria concezione di meritocrazia sul lavoro: ciò che manca è una base comune su cui avviare una discussione aperta sul tema, in modo da promuovere attivamente la meritocrazia sul lavoro. Con tutti i benefici che ne conseguono a livello aziendale, sia per l’impresa che per i lavoratori.
Sappiamo con certezza che lavorare in una situazione di benessere – psicologico, fisico e sociale – è positivo per le risorse umane e quindi per la produttività aziendale. La percezione di lavorare in un ambiente meritocratico è decisiva per favorire tale benessere.
Di seguito analizziamo i fattori determinanti per favorire e promuovere attivamente la meritocrazia nell’ambiente lavorativo in Italia. E soffermandosi anche sugli effetti negativi che può avere la mancata applicazione della meritocrazia.
La politica meritocratica in azienda
Per costruire una vera politica meritocratica in azienda, in Italia, non basta evitare di fare preferenze basate su amicizie o parentele. E’ necessario creare un ambiente che stimoli e valorizzi il merito, ovvero i contributi di valore dei collaboratori, e che sia orientata verso il miglioramento continuo dell’organizzazione.
E i punti di partenza sono:
- tolleranza verso gli errori
- apertura al cambiamento
Sembra paradossale, ma il miglior modo per iniziare a favorire un ambiente meritocratico è mettere in atto una politica di tolleranza verso gli errori. Partendo dal presupposto tutt’altro che banale che gli sbagli gestiti correttamente possono far evolvere, e alle persone va data la possibilità di sbagliare.
Affinché gli errori siano occasione di reale crescita professionale – sia individuale che collettiva – è necessario che in azienda sia diffusa la cultura del feedback e della comunicazione. Solo partendo da qui è possibile instaurare concretamente un sistema di lavoro basato sul merito.
Un altro aspetto importante è l’apertura al cambiamento, che deve essere vissuto in modo flessibile se si vuole continuare a incentivare il merito ed essere competitivi sul mercato.
Che cosa succede se all’interno dell’azienda non si attua una politica meritocratica?
La prima cosa che accade ad una realtà lavorativa che non abbraccia la meritocrazia, in Italia come all’estero, è la perdita di competitività. Partendo dal presupposto che le risorse umane e il loro know-how sono il motore che tiene in attività e che permette il miglioramento continuo di un’azienda, è necessario che esse si sentano valorizzate e accolte nell’ambiente lavorativo . Se le persone non vivono una situazione di questo tipo, appena possibile cercheranno un altro luogo in cui sentano che le loro competenze siano apprezzate. E noi possiamo aiutarti per evitare che questo accada .
Al contrario, quando l’azienda crede nella meritocrazia al punto tale da farla diventare un valore aziendale, a trarne beneficio è in primo luogo la competitività. Migliorano infatti sin da subito:
- Il benessere interno, incluso il senso di giustizia
- La soddisfazione delle risorse umane
- La produttività
Come promuovere la meritocrazia in azienda
Per favorire un ambiente meritocratico è essenziale valorizzare i punti di forza e il potenziale delle risorse umane , accettando gli eventuali errori trasformandoli in un’occasione di miglioramento.
L’organizzazione no profit Forum della Meritocrazia si occupa di questi temi dal 2011, con l’obiettivo di rendere l’Italia un Paese più equo. Obiettivo possibile solo trasformando la nostra società italiana in una comunità meritocratica in cui i valori del merito siano pienamente condivisi e praticati. E il merito passa attraverso l’eguaglianza delle opportunità e il riconoscimento dei meriti individuali.
A livello mondiale, sono stati individuati 7 pilastri essenziali che vengono utilizzati per valutare il livello di meritocrazia raggiunto:
- Libertà
- Trasparenza
- Attrattività per i talenti
- Qualità del sistema educativo
- Pari opportunità
- Mobilità sociale
- Regole
Ognuno di questi pilastri viene valutato e misurato utilizzando uno o più indicatori quantitativi ricavati dalle principali statistiche ufficiali.
Osservando i risultati del Meritometro 2020 balza subito all’occhio il primato negativo dell’Italia, che purtroppo si posiziona all’ultimo posto nel Rancking Europeo.
Il nostro Paese ha più di 10 punti di distacco dalla penultima in classifica (Spagna) e oltre 43 dalla prima nazione (Finlandia). Risulta quindi evidente che per ottenere una reale meritocrazia in Italia sia necessario apportare delle modifiche strutturali, intervenendo alla base delle organizzazioni.
Compito delle aziende è favorire un ambiente realmente meritocratico, il quale – oltre a favorire il benessere delle risorse umane – rappresenterà un vantaggio misurabile per la stessa economia aziendale. Senza sforzi attivi in questa direzione, risulta evidente il motivo per cui si sente così frequentemente parlare di “fuga dei cervelli”.
Le persone che lavorano in azienda non sono dei meri esecutori, bensì risorse preziose con esigenze specifiche e punti di forza che devono essere valorizzati nel modo giusto. Solo agendo in questo modo è possibile puntare alla creazione di un ambiente lavorativo fondato sulla meritocrazia.
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